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Davide.it ha partecipato al convegno di presentazione del libro "Cartoon in tasca" organizzato ad aprile dall'Aiart. Di seguito un breve articolo di approfondimento sulla media education per l'infanzia.
Partecipiamo sempre con interesse a incontri sulla media education, perché l'“educazione ai media” è un tema che oggi viene citato abbastanza spesso ma in cui si rischia di rimanere troppo in superficie, legati al “sentito dire” e dove, dunque, l'approfondimento non guasta (o basta) mai.
È così che in un pomeriggio di aprile ci troviamo ad ascoltare la dottoressa Alessia Rosa che parla del suo interessante libro Cartoon in tasca, in un incontro organizzato a Torino dall'Aiart (Associazione spettatori Onlus) e a fare interessanti scoperte.
In primis sovente non sappiamo riconoscere i veri rischi quando si parla di TV e infanzia. Per i bambini al di sotto dei cinque anni, infatti, non basta controllare i tempi di fruizione, il tipo di contenuti, etc. Fondamentale è fare attenzione al “ritmo” dei programmi, che devono essere adeguati ai loro tempi di reazione e quindi non troppo veloci. Mai come in questo caso è vero l'assunto che ciò che riceviamo dipende più dal modo in cui viene veicolato il messaggio piuttosto che dal suo contenuto. Quindi bene per i ritmi lenti, i colori vivaci (non fosforescenti e psichedelici) e le ripetizioni. Teletubbies docet.
E ancora: le tematiche che affrontano i cartoni animati più in voga sono davvero vicine alla vita, all'esperienza dei bambini? Riescono, anche i più piccoli, a capire davvero ciò che guardano?
I cartoon costituiscono anche le prime esperienze che i bambini fanno della TV, quindi è bene che fin da subito ciò diventi argomento di discussione, per abituarli al dialogo sulla loro esperienza visiva, aumentando la probabilità che continueranno a confrontarsi in modo naturale anche dopo. L'educazione a un utilizzo consapevole del mezzo televisivo è, si sa, materia non semplice. Tuttavia gli esperti da sempre scoraggiano gli estremi: non è auspicabile una visione troppo permissiva né il divieto assoluto. Come per molte altre cose il giusto sta nel mezzo. Quindi sì alle regole, anche partendo in tenera età ma, citando una frase del libro che mi è piaciuta molto “all'interno di un percorso di mediazione in cui i bambini vengono incitati a esplicitare i propri gusti e le proprie richieste, abituandoli così a riflettere sulle proprie preferenze.”