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Il Consiglio europeo raccomanda maggiore trasparenza e rispetto della privacy. Soprattutto a motori di ricerca e social network.
Nuove tecnologie comportano nuove attenzioni, e in questi anni le politiche europee si sono date molto da fare in questo senso. Il web è una fonte inesauribile di dati e informazioni ma deve anche essere costruito in modo da tutelare gli utenti e i navigatori, soprattutto quando i dati “sensibili” li riguardano da vicino.
Così, il Consiglio Europeo ha aggiunto un nuovo tassello contro il furto informatico di identità. E lo ha fatto con due raccomandazioni: ai motori di ricerca ha richiesto maggiore trasparenza per la selezione, il riordino o la cancellazione dei dati; mentre ai social network ha chiesto di sensibilizzare gli utenti sulla privacy, con un linguaggio chiaro e comprensibile.
In particolare, in questi giorni, le bacchettate si sono rivolte a Facebook e al suo metodo di caricamento e riconoscimento delle immagini personali. Come molti sanno, Facebook “suggerisce” l'identità di una persona con la semplice digitazione di alcune lettere. Secondo l'UE questa facilità di rintracciamento potrebbe causare problemi alla privacy, laddove l'immagine venga utilizzata per scopi ai quali l'utente non ha prestato il consenso. Si richiede, pertanto, non la cancellazione di questo servizio (peraltro molto comodo) ma la sua puntualizzazione, in modo che Tizio sappia che non deve usare il viso o i dati di Caio in modo improprio. Viceversa, ogni utente sarà tenuto a dare o meno il consenso a certe applicazioni.
Un'altra novità consiste in una serie di proposte per tutelare i minori. Con piacere osserviamo che l'UE desidera l'introduzione di sistemi non solo user friendly (per l'utenza privata), ma anche family friendly (per la famiglia). Sarà sempre più semplice, per i minori e per la famiglia, segnalare contenuti inappropriati o comportamenti illegali.
Al di là della notizia, ci sono due cose comunque da sottolineare.
1. Le raccomandazioni del Consiglio Europeo partono da un presupposto: le convenzioni sui diritti umani. Sia i motori di ricerca, sia i social vengono letti come rientranti in questa categoria. Il passo, è vero, non è gigantesco ma il collegamento è comunque importante. Ricordiamo che rientrano nei diritti umani la “libertà individuale”, il “diritto alla vita”, il “diritto all'autodeterminazione”, il “diritto alla privacy”. Occhio, dunque, perché con questi diritti non si scherza.
2. Per quello che riguarda i motori di ricerca, la questione è in parte contraddittoria. Come fare per proteggere i propri dati sui vari Google? La soluzione intravista finora era la “de-indicizzazione forzata”, ovvero la cancellazione dei dati da parte del fornitore del servizio. Per cancellare i dati ci avrebbe pensato Google stesso. Adesso, invece, la specifica si fa più complessa: ci deve pensare l'utente, con una serie di click, letture, consensi. Questo richiederà un'attenzione e una consapevolezza molto più elevata da parte di tutti.
Ed è prevedibile che all'inizio avverranno gli immancabili pasticci.
Insomma, una volta di più ne abbiamo la certezza. Internet non è un gioco, è un po' come guidare.
O si naviga con la testa sul collo, oppure si rischia l'incidente ad ogni curva.