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Segnaliamo una riflessione sulle immagini che i mass media, e in particolare la TV, danno del corpo della donna. Quali valori veicolano queste rappresentazioni? Non è forse necessario rifiutare questi modelli e prevenirne la diffusione?
"Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo è un documentario molto interessante uscito un annetto fa. Ultimamente se ne sta riparlando perché ne è stato tratto un libro.
E' una riflessione sulla rappresentazione che la TV fa del corpo delle donne.
Quale immagine di donna viene diffusa dalla TV? E' vicina a quella reale? Che modelli vengono proposti alla società, ai giovani?
Ecco una trascrizione dei passaggi più interessanti:
“Le immagini non sono solo immagini. Sono comunicazione, memoria, sapere, educazione. Rappresentando il reale la TV riesce a dissimulare.
La presenza della donna in TV è una presenza di quantità, raramente di qualità. La donna proposta sembra accontentare e assecondare i presunti desideri maschili sotto ogni aspetto, abdicando completamente alla possibilità di essere “l'altro”.
E' come se la donna non riuscisse a guardarsi allo specchio accettando se stessa, la propria faccia, così com'è. Essere autentici probabilmente costituisce uno dei diritti fondamentali dell'uomo. Ma essere autentici richiede di saper conoscere i nostri desideri ed i nostri bisogni più profondi.
Credo che il vero problema delle donne sia non essere più in grado di riconoscere i propri bisogni. Di conseguenza come è possibile essere autentici?
Abbiamo introiettato il modello maschile così a lungo e così profondamente da non sapere più riconoscere cosa vogliamo veramente e cosa ci rende felici.
Perché non c'è più nessuna donna adulta che possa mostrare il suo volto? Perché questa umiliazione? Dobbiamo avere vergogna di mostrare la nostra faccia? Dover nascondere le nostre rughe, il passaggio del tempo che lascia le sue tracce sul nostro volto è dunque una vergogna? Ennesimo sopruso a cui nessun uomo viene obbligato.
Come restare vulnerabili, come restare noi stesse in un mondo dove si è vincenti solo se ferocemente invulnerabili?
Per anni ho creduto che la TV non mi riguardasse, non riguardasse milioni di donne che lavorano, si impegnano, hanno uno scopo nella vita. Ma queste immagini balzano dalla TV ed entrano nelle nostre case, alimentano le fantasie, occupano gli occhi dei nostri figli, invadono il mondo. E’ in gioco la sopravvivenza della nostra identità. Perché non reagiamo? Perché non ci presentiamo nella nostra verità? Perché accettiamo questa umiliazione continua? Perché non ci occupiamo dei nostri diritti? Di che cosa abbiamo paura?”