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Sono 218 milioni i minori che lavorano nel mondo. La maggior parte di loro è priva di diritti. Il rimedio? Dare una scuola a tutti.
Ogni anno vengono presentati, dalle organizzazioni competenti, dati aggiornati sul fenomeno del lavoro e dello sfruttamento minorile. Le cifre sono impressionanti: 218 milioni i minori (tra i 5 e i 17 anni) che lavorano; 74 milioni sono coinvolti in attività pericolose e nocive alla salute; 1,8 milioni sono sfruttati in forme di prostituzione e pornografia; 250 mila sono costretti a fare la guerra.
In sintesi un minore su sette è coinvolto in qualche forma di sfruttamento.
La piaga non riguarda solo i "Paesi poveri", ma anche quelli industrializzati. In Italia, secondo l'Istat, lavorano 144 mila minori tra i 7 e i 14 anni e di questi 31.500 sono da considerarsi veri e propri casi di sfruttamento.
Occorrono strumenti nuovi per contrastare un fenomeno che sta assumendo forme e dimensioni impreviste.
Le organizzazioni internazionali si sono date da fare, ma con mezzi limitati e risultati modesti. In questo campo spetta soprattutto agli Stati adoperarsi per impedire lo sfruttamento degli esseri umani. Il rimedio al lavoro minorile è la scuola. Soltanto attraverso la diffusione del diritto all'istruzione si può rompere il circolo vizioso tra occupazione e povertà. La sfida è quella di garantire una formazione di qualità che possa portare i ragazzi verso un futuro di lavoro dignitoso e giustamente retribuito.
E' in corso sul web una petizione, sostenuta dal Cesvi, che invita tutti a firmare contro lo sfruttamento minorile e promuovere un'educazione di base nei Paesi poveri. La petizione verrà consegnata al governo italiano per fare pressione affinché il nostro Paese si assuma impegni, a livello nazionale e internazionale, per contrastare questa piaga. Per aggiungere la propria firma: www.stoplavorominorile.it