Pubblichiamo una nota del dottor Daniele Damele esperto in media e minori, che collabora con Davide.it da molti anni ed è stato il maggior promotore del Codice di autoregolamentazione Internet e Minori.
Bloccare i social (e altri media) che non tutelano bambini e ragazzi
Dopo la tragedia di Palermo interroghiamoci sul da farsi e sul non fatto.
Desidero plaudire all’iniziativa di Consumerismo, ovvero di Luigi Gabriele e Barbara Puschiasis,
circa l’iniziativa di presentare una proposta di legge per la tutela dei minorenni che introduce
l’utilizzo dello “spid” per accedere ai social media al fine di prevederne un tanto solo se autorizzati
dai genitori.
Ancora una volta si pone in evidenza la positività del mondo associativo che interviene,
opportunamente, anche colmando lacune del mondo delle istituzioni.
Il dramma della bambina di Palermo morta dopo l’esecuzione di una challenge visionata su Tik Tok
non trova parole se non quelle della madre rilasciate in occasione della scelta della donazione
degli organi della figlia.
Ma cosa è stato fatto prima di questo tragico evento? E cosa dopo e, soprattutto, cosa si farà?
Interroghiamoci sul da farsi e sul non fatto. Tik Tok è operativa dal 2016. Nel 2020, dopo una
denuncia di Anonymous, è stata chiesta l’attivazione di una task force europea contro i rischi dei
social che, si badi bene, sono tali soprattutto e in primis per i bambini, i ragazzi e i soggetti deboli.
Cosa ha prodotto questa task force?
Dopo la tragedia di Palermo, ribadisco, solo dopo, il Garante per la privacy ha disposto il blocco
dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata l’età anagrafica. Giustissimo, ma,
per Palermo il provvedimento giunge tardivo.
Mi domando, inoltre, cosa ha fato e cosa sta facendo in proposito un’altra Autorità, quella per le
garanze nelle comunicazioni (Agcom) in seno alla quale opera anche il Consiglio nazionale degli
utenti (Cnu)? E il Comitato regionale per le comunicazioni siciliano, e tutti gli altri in tutte le altre
Regioni, cosa fanno? Ovviamente mi riferisco alla competenza della tutela dei minorenni in rete.
Al Dipartimento (ex-Ministero) delle Comunicazioni vi è un Comitato Media e minori figlio del
Comitato Tv e Minori che ha unificato quest’ultimo Comitato a quello Internet e minori. Ebbene io
non sento da tempo, troppo tempo, iniziative valide promosse sul fronte della prevenzione a
favore di bambini e ragazzi rispetto ai media ideate da questa istituzione.
Anni fa fu l’allora presidente del consiglio Romano Prodi a volere il Comitato Tv e minori, poi il
ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri dette forte impulso a questo tema e, infine, il
ministro Paolo Gentiloni se ne occupò unificando le competenze. Ma dopo? Il Ministero è stato
accorpato ad altro dicastero ed è divenuto un Dipartimento e le attività si sono allontanate dal
“radar” dell’attenzione mediatica, politica e sociale salvo in occasione di drammi come quello
recente della bambina palermitana per poi spegnersi piuttosto rapidamente e rientrare nelle
nebbie. Anche a livello parlamentare vi sono commissioni che si occupano, o meglio dovrebbero
occuparsi di questi delicati temi.
La proposta di Consumerismo è corretta e mi auguro tanto possa essere sottoscritta da
parlamentari di tutti gli schieramenti. Va, poi, aggiunto che occorre dare seguito e applicare leggi,
codici e regolamenti vigenti per tutelare i minorenni rispetto ai media, tutti i media, ma, spesso
non lo si fa né a livello di istituzioni né di famiglie.
È oggi già possibile bloccare i social (e altri media) che non tutelano bambini e ragazzi. Lo si faccia
senza indugi per evitare che possano riaccadere eventi drammatici come quello di Palermo al
quale occorreva, peraltro, forse, evitare di dare troppo clamore ben consapevoli che esiste anche
un effetto emulazione, il tutto, ci mancherebbe, nel rispetto totale della libertà di stampa
costituzionalmente riconosciuta. Nessuna censura, quindi, a nessun livello ma il blocco dei
contenuti nocivi e pericolosi per i minorenni.
Daniele Damele
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