Pubblichiamo volentieri la lettera dell'amico Daniele Damele con alcune riflessioni sul campione argentino. I calciatori, come gli altri atleti, non dovrebbero mai dimenticare che i ragazzi e i giovani hanno bisogno di esempi positivi dei loro campioni.
Caro Lionel Messi,
mi spiace, ma non sei un campione. L’Argentina ha perso, ok, ma non è un dramma se si è campioni e si dice sì alla “cultura della non vittoria”. Ieri potevi assurgere a leader, a modello comportamentale, invece no. Sei stato chiamato sul podio come miglior giocatore del torneo (forse meglio sarebbe riservare tale titolo al cannoniere, sarebbe stato così il colombiano Rodriguez), ma ci sei salito a testa china, non hai risposto a nessuna mano di tifoso che da dietro il servizio d’ordine voleva semplicemente toccarti. Non hai mai sorriso, hai stretto le mani delle autorità come fosse un obbligo al quale avresti fatto volentieri a meno e non appena possibile sei sceso dal podio senza nemmeno complimentarti col portiere tedesco Neuer (giudicato il miglior estremo difensore del campionato).
Poi hai atteso i tuoi compagni di squadra al termine del passaggio che i numero due al mondo fanno tra i giocatori tedeschi evitando così una passerella che sta a significare molto dal punto di vista valoriale (onore delle armi, riconoscimento ai vicecampioni, ….) e stancamente e ancora una volta a testa bassa sei tornato sul podio per ricevere una medaglia d’argento che non può significare sconfitta totale, anzi. Ancora strette di mano veloci e poi velocemente via tirandosi subito via dal collo la medaglia… No Messi, mi spiace, ma questo non significa essere un campione. Mi spiace averti visto vomitare in campo per lo stress. Mi tornano in mente le immagini di te che entri con un bambino in campo durante il girone eliminatorio e la necessità di farti reincontrare, poi, quel bimbo al quale non avevi presto la minima attenzione. Dissero “trance agonistica”, oggi ci credo un po’ meno.
Più che di campioni sul campo abbiamo bisogno di esempi di vita che ieri, Messi, tu non hai dato. Sarò partigiano, ma il “nostro” Di Natale è differente, lui sì che è un campione dentro e fuori del campo e, facile dirlo oggi, sarebbe stato ben più utile di Cassano in Brasile a una Nazionale, la nostra, che sembra far già parte del passato.
Daniele Damele
Comitato Friul Tomorrow 2018
|