Non solo sms, gli adolescenti usano ancora il diario e mandano lettere agli amici. Dai 14 anni in su le femmine «staccano» i coetanei nelle percentuali: i dati di un’inchiesta che ha coinvolto oltre 7500 ragazzi.
E' difficile dire quante siano le opere di autori italiani sotto i 25 che sono riuscite a ritagliarsi un posto d’onore nell’ormai sterminato esercito di 500.000 titoli attualmente in circolazione in Italia. Perché se è vero che capita di trovare sempre più frequentemente scrittori giovani nei cataloghi degli editori e se qualcuno riesce ogni tanto a scalare anche le vette delle classifiche dei libri più venduti, è altrettanto vero che non è facile a quell’età scrivere un libro che abbia una certa dignità letteraria e che riesca poi a superare la lunga "lista d’attesa" degli esordienti che bussano ogni anno alla porta delle case editrici.
Fra le passioni irrinunciabili dei giovani non c’è soltanto il telefonino, ormai da considerare fuori concorso. Né soltanto televisione, radio e musica. C’è anche il piacere di scrivere, che per sua natura è espansivo. Di solito, infatti, nessuno scrive per mettere dei fogli in un cassetto o per lanciare dei messaggi che tornino al mittente, ma per comunicare all’esterno ciò che si ha dentro e si ritiene importante o almeno utile far conoscere. Naturalmente, l’arte è un’altra cosa e spesso, anzi - come diceva Leo Longanesi -, «è un appello al quale molti rispondono senza essere chiamati», nel senso che, sul totale dei manoscritti che arrivano alle case editrici nell’arco di un anno (si può ragionevolmente calcolare una cifra intorno ai 300.000), sono effettivamente pochi quelli che valgono e meritano quindi di essere pubblicati.
Una recente, interessante inchiesta dal titolo I giovani, il libro, la multimedialità - coordinata da Giovanni Solimine, docente dell’Università della Tuscia, e pubblicata nel n. 54 dei «Quaderni di Libri e riviste d’Italia» (Ministero per i beni e le attività culturali) - ha messo in luce anche questo aspetto delle abitudini di scrittura, nel quadro più generale dell’uso del tempo libero, e delle tecnologie della comunicazione in particolare, raffrontate con i comportamenti e i gusti di lettura dei giova ni. Quello che è emerso dall’indagine su un campione di 7.500 ragazzi e ragazze è che, al di là dei motivi strettamente legati allo studio, esiste e si manifesta in molte forme questo bisogno di scrivere.
Se analizziamo la prima delle tre tabelle riportate in questa pagina, si può notare l’importanza crescente delle lettere agli amici e, dai 14 anni in su, si comincia a notare il distacco percentuale delle femmine sui maschi. Quanto al diario, poi, non c’è proprio partita tra ragazze e ragazzi: nella stessa fascia d’età lo scarto è sempre almeno di quindici punti. Quando si entra nel discorso più propriamente "letterario", si può notare, non senza una certa sorpresa, che i valori scendono notevolmente nei vari passaggi d’età e sono abbastanza alti soltanto sotto gli 11 anni, con una spiccata preferenza per il racconto da parte dei maschi.
Va da sé che, se si scrive con il computer, cambia il linguaggio (che tende ad avvicinarsi al parlato) e viene a crearsi un nuovo tipo di scrittura. Non ci si rende però conto fino in fondo che queste trasformazioni nelle abitudini di scrittura, sempre più influenzate dalle nuove tecnologie, condizionano, influenzano o interagiscono anche nel processo creativo, dando vita a nuove forme di elaborazione di trame e idee. Anche in questo caso, tuttavia, le differenze sono notevoli tra i due sessi, come dimostrano le due tabelle sulla frequenza di scrittura non scolastica.
È inutile dire che, per scrivere bene - soprattutto quando si aspira a diventare scrittori, con dignità di pubblicazione -, bisogna prima essersi molto esercitati nella lettura. Da questo punto di vista, i dati dell’indagine Multiscopo sulle famiglie - che vanno sempre tenuti presenti come base generale di riferimento - presentano un quadro piuttosto sfaccettato. È vero che i giovani leggono (certo più dei loro genitori), ma, se poi si entra nel dettaglio, si evidenzia che solo il 7,8% tra i 15 e i 17 anni; 11,2% tra i 18 e i 19, e il 12,9% tra i 20 e i 24 ha l’a bitudine di leggere tutti i giorni, con la consueta divaricazione tra femmine e maschi, sia per frequenza di lettura che per numero di libri letti.
I romanzi piacciono a tutti, ma alle ragazze molto di più, visto che, in tutte le età sotto i 25, sono più avanti dei loro coetanei di almeno venti punti. Sempre nell’ambito della narrativa, si registra un notevole interesse per i libri umoristici in tutte le fasce d’età giovanile. E tutto il resto? Quello che serve a leggere l’uomo, a capire il mondo, a pensare la fede? Pochi punti percentuali, con la religione tra i valori più bassi.
Esiste dunque la necessità che tra scrittura e lettura ci sia un rapporto più forte e continuo. Il convegno di Milano del 17-18 marzo al Palazzo delle Stelline (Le teche della lettura) ci aiuterà a capire anche come può cambiare nei giovani questo rapporto nell’era di Internet.
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