Il quotidiano La Repubblica di giovedì 20 agosto 2009, cita l'esperienza decennale di davide.it quale risposta positiva ai pericoli dell'uso di internet.
Ragazzi liberati dalla Rete
Repubblica — 20 agosto 2009 pagina 31 sezione: R2
Dialogo e software. Così si cura chi passa troppe ore davanti al pc. E in Cina è polemica sui metodi shock delle cliniche "anti-web" La trattativa spesso inizia attraverso una porta chiusa. «Dai, ho fame, esci fuori e mangiamo qualcosa...». Per aprire uno spiraglio possono bastare pochi minuti, oppure intere giornate, ma la dipendenza da Internet può essere curata e guarita. Senza celle né botte né elettroshock, come nelle storie drammatiche che arrivano dalla Cina. E i (pochi) casi estremi, ragazzi che si ritirano dal mondo per vivere solo virtualmente, stanno insegnando ai terapeuti italiani come dialogare con tutti gli altri. Gli adolescenti che al computer ci passano "soltanto" quattro o cinque ore al giorno, quelli che lo usano di notte, quelli che se gli rubi il cavetto per collegarsi scappano a casa di un amico o in un bar, ovunque pur di restare connessi e di vincere la sfida virtuale con gli adulti e le loro regole. «Non credo che il proib i z i o n i smo possa funzionare - confessa Gustavo Pietropolli Charmet, uno degli psichiatri italiani che più si sono occupati di ragazzi a rischio e che attraverso il consultorio milanese "Il Minotauro" ora segue anche a domicilio le nuove malattie arrivate insieme alla rete - Internet non è la droga, non si può dire che fa male e basta perché non è vero. Semmai assomiglia di più all' alcol, qualcosa che fa parte della nostra vita e deve essere usata bene. Quando dal Giappone arrivarono le prime notizie, capimmo che il fenomeno sarebbe sbarcato anche qui, ma ancora non sapevamo che Internet può avere anche un ruolo protettivo per questi ragazzi, maschi soprattutto, che non si sentono pronti per vivere nel mondo reale. Spesso questa patologia non evolve in schizofrenia, non porta al suicidio e consente di tornare indietro. Lo stesso vale per i casi più lievi: a differenza di noi, i ragazzi non si sentono privati di nulla se anziché uscire di casa passano la notte impegnati in un gioco di ruolo con un amico che magari vive a migliaia di chilometri. Per loro, quell' amico è vero, e non è neppure detto che abbiamo torto». La soluzione? Per gli esperti italiani è una sola: negoziare, e poi ancora negoziare, anche se prima o poi tutti, madri e padri, provano la tentazione di dire «arrangiati, restatene pure lì davanti allo schermo». Gli strumenti per gestire l' overdose da pc esistono, anzi, sul mercato ne arriverà già in autunno una nuova generazione più intelligente e sofisticata, finalmente made in Italy. A metterli a punto stanno lavorando ingegneri e sistemisti, ma anche volontari, spesso reclutati in rete tra i "pirati" più giovani e creativi che non amano vedere i ragazzini appena più piccoli di loro "catturati" da chi vuole soltanto fare qualche soldo. «Il mio ultimo collaboratore? Un hacker ventenne di Milano che sta testando per noi l' ultima versione di Window per insegnarci a migliorare il nostro filtro - racconta don Ilario Rolle, 58 anni, un parroco col pallino della comunicazione che, ormai da dieci anni, in poche stanze alla periferia di Venaria (Torino) si occupa di far crescere Davide, il sistema nato per impedire agli adolescenti di finire sui siti pornografici, violenti, satanici, oppure su quelli che dopo averti attirato con le partite ti trascinano a giocare d' azzardo - Ci sono mille volontari che ogni giorno, da tutta Italia, ci aiutano a combattere. Ma siamo ancora piccoli, Davide contro Golia: abbiamo 50.000 utenti privati, mentre molte scuole hanno dovuto rinunciare all' abbonamento al nostro sistema perché dopo i tagli alla spesa non avevano più quei 200 euro all' anno, il prezzo che chiediamo agli enti pubblici». Don Ilario non ha dubbi: le scommesse e il "non profit del male", cioè i siti che incitano all' anoressia, al suicidio, all' autolesionismo, sono oggi i pericoli più gravi per chi ha tra i 12 e i 18 anni e naviga senza controlli. Ma a novembre Davide offrirà una nuova versione: selezione ancora più attenta dei contenuti (già oggi, quando un sito viene bloccato, il sistema invia una pagina di cortesia che spiega perché) e metodi semplici per limitare il tempo passato davanti al video e il tipo di attività. Prodotti del genere, perlopiù di origine americana e inglese, sono già disponibili sul mercato a partire da 20 euro: winnanny, stopordi, kchildlock, time watch sono soltanto alcuni esempi, mentre anche l' Università di Tor Vergata ha partecipato alla progettazione di virtualparent, un sistema che consente di controllare in tempo reale, anche a distanza, i messaggi che il proprio figlio sta scambiando in quel momento. Già, spiare i propri figli, come un tempo facevano le nonne frugando nei cassetti, tra la carta da letteree nei diari con la copertina di pelle delle ragazze in età da marito, una trappola che anche il giallista "pulp" americano Harlan Coben ha raccontato E in autunno arriveranno nuovi software in grado di limitare il tempo davanti al video nel suo ultimo libro, Hold Tight. «Una tentazione comprensibile, ma da combattere a tutti i costi, se non in casi estremi - raccomanda Tilde Giani Gallino, psicologa dell' età evolutiva, che negli ultimi anni ha dedicato parte del suo tempoa insegnare agli insegnanti come gestire l' influenza di Internet - E' normale che i ragazzi vogliano staccarsi dalla famiglia, e se negli anni precedenti non si è costruito un rapporto di stima e di fiducia reciproca non si potrà certo risolvere il problema installando programmi-spia. Tutto ciò che accade tra noi e i figli adolescenti è già stato in qualche modo deciso prima, quando siamo stati capaci oppure no di essere coerenti nel fissare loro delle regole». Non è facile limitare il tempo da passare su Internet: «Quando consigliamo di fermarsi a un' ora al giornoi ragazzi ci guardano come dei marziani - ammette don Rolle - perché dal loro punto di vista la connessione virtuale deve durare sempre, 24 ore su 24: a tavola con la famiglia, si sente il bip che ci avverte che è arrivato un messaggio e magari ci si alza per rispondere. Ma non c' è altra strada, un dialogo paziente, faticoso e continuo». E Giani Gallino aggiunge: «C' è modo e modo di usare il computer, un conto è cercare dei contenuti che ci interessano un altro è restare inchiodati su facebook scambiandosi messaggi rudimentali, spesso fatti di monosillabi. NaturalLe scommesse e i siti che incitano all' anoressia e al suicidio sono oggi i pericoli più gravi mente anche facebook,o twitter, possono essere strumenti positivi, come quando consentono a chi vive in una dittatura di parlare al mondo. Per i ragazzi invece rischiano di diventare una trappola, che li priva della comunicazione non verbale, delle espressioni, delle relazioni umane vere. Il risultato? Una personalità egotica, che non si confronta con gli altri. Ma per poter dire al proprio figlio di non passare più di un' ora o due al computer occorre cominciare molto prima, e avere già detto "no" al terzo giocattolo visto in tv o al terzo gelato che, invece, abbiamo concesso pur di non discutere troppo». - VERA SCHIAVAZZI
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