Giovanni Paolo II ringrazia Dio per i mezzi di comunicazione di massa, internet compreso: sono "cose meravigliose" e "provvidenziali opportunità" delle quali la Chiesa può e deve servirsi senza paura. Al tempo stesso, però,
nelle 19 pagine della lettera apostolica "Il rapido sviluppo", presentata oggi in Vaticano, il Papa ricorda che i media hanno la capacità di condizionare tutte le scelte delle persone, creando una realtà virtuale che le trasforma da soggetto a "fruitore", del quale ci si può servire per scopi economici e politici.
Di qui la necessità di garantire pluralismo e "una vera partecipazione di tutti alla loro gestione, anche attraverso opportuni provvedimenti legislativi", perché i "potenti strumenti della comunicazione", scrive il Papa, "hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento di guida e di ispirazione per i comportamenti", dando vita a una cultura che "prima ancora che dai contenuti, nasce dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con inediti linguaggi, tecniche e atteggiamenti psicologici".
Il Papa conferma una valutazione positiva su internet che "non solo fornisce risorse per una maggiore informazione, ma abitua le persone a una comunicazione interattiva". La Chiesa, scrive ancora Giovanni Paolo II a proposito di internet, "sta già utilizzando in modo creativo questo strumento, esplorandone le potenzialità nell'evangelizzazione, nell'educazione, nella comunicazione interna, nell'amministrazione e nel governo". Ma, prosegue il Pontefice, "a fianco di internet vanno utilizzati altri nuovi media e verificate nuove utilizzazioni di strumenti tradizionali. Tuttavia quotidiani e giornali, pubblicazioni di varia natura, televisioni e radio cattoliche rimangono indispensabili in un panorama completo della comunicazione ecclesiale".
Ai mezzi della comunicazione di massa cui è dedicata la lettera apostolica, il Papa attribuisce un'importanza tale da affermare che hanno creato una "nuova cultura globalizzata" nella quale la Chiesa si trova a svolgere la sua missione. Ma esiste il rischio che i media "manipolino la rappresentazione della realtà" o addirittura "favoriscano una confusione" con le realtà virtuali o inducano la convinzione che il "criterio di verità" è dato dalla "insistenza e frequenza dei messaggi" o dalla "opinione della maggioranza".
"Beni preziosi" per l'umanità del nostro tempo "al pari dell'aria, del cibo, dell'ambiente, del lavoro, dei diritti inalienabili della persona", i media vanno considerati "bene comune", la dimensione universale dei quali va tutelata agendo a livello "politico, legislativo, etico e culturale".
Per la Chiesa poi, essi sono "un sostegno prezioso" per la diffusione del Vangelo, per promuovere il dialogo tra le religioni, e "per difendere quei solidi principi che sono indispensabili per costruire una società rispettosa della dignità della persona umana e attenta al bene comune". Missione, non si nasconde il Papa, "certamente non facile in questa nostra epoca, in cui è diffusa in molti la convinzione che il tempo delle certezze sia irrimediabilmente passato".
Proprio per questo Giovanni Paolo II chiede alla Chiesa una sorta di "conversione" pastorale e culturale che coinvolga tutti, a partire dai vescovi, e non solo gli "addetti ai lavori". Ai quali, peraltro, va offerta "formazione" e data "attenzione pastorale". Perché i "professionisti della comunicazione" spesso sono sottoposti a "pressioni particolari" e "dilemmi etici". La comunicazione, infine, sia al suo interno che verso il mondo esterno, richiede "trasparenza", anche se la Chiesa ha il diritto "quando necessario", di "potersi garantire un'adeguata riservatezza".
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