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Categoria: Educazione
Media education e gusto del bello. 12:28 - 29 Aprile 2013

Un articolo di commento sul convegno AEC "Educare al gusto del bello nell'era digitale".

Educare al gusto del bello nell'era digitale. Il titolo del convegno organizzato a marzo dall'Associazione AEC (Associazione per le Attività Educative e Culturali - www.associazioneaec.it) alla GAM di Torino è sicuramente accattivante ma sotto diversi aspetti di difficile comprensione. Cosa si intende per “gusto del bello”? Cos'è il bello? Come si lega il tema del digitale con questi argomenti?
Preannunciamo che non tutto ha avuto risposta, ma la funzione degli incontri di media education è anche questa: fornire spunti, creare dubbi e suggestioni, far toccare con mano una certa inadeguatezza dell'adulto di fronte ai temi delle nuove tecnologie e lasciar quindi aperti interrogativi bisognosi di futuro approfondimento.
Tra i punti interessanti toccati dalla relatrice Silvia Mardegan sicuramente la mancanza di alfabetizzazione emotiva nei bambini di oggi, che non riescono più a dare un nome alle proprie emozioni. Nell'era digitale i più giovani – ma non solo- si emozionano sempre di più per esperienze non vissute, perdendo la capacità di soffermarsi, analizzare, ammirare.
Tra gli esempi fatti di ciò che si ritiene essere il bello, invece, nulla di particolarmente originale: musei, paesaggi della natura, opere d'arte. Già, come se fosse semplice invogliare un adolescente ad appassionarsi a un tour virtuale degli Uffizi se, durante una gita scolastica, a malapena lo si convince a dare uno sguardo distratto quando la Nascita di Venere del Botticelli è proprio lì davanti a lui. Questa non è una novità arrivata con Internet: ricordo la mia gita scolastica a Firenze in quarta liceo: metà della classe non volle saperne di entrare alla Galleria degli Uffizi, perché “c'era troppa coda”... L'aneddoto la dice lunga sull'interesse dell'adolescente medio per l'Arte.
Se si dà un rapido sguardo alle Fanpage su Facebook dei più bei musei del mondo, sfido chiunque a trovare adolescenti tra i “fan”. Eppure riempiono di like le pagine dedicate ai temi più inutili e assurdi (quando non nocivi...). Il discorso da fare, dal punto di vista educativo, a questo punto sarebbe molto più ampio. Quanti di questi ragazzi sono stati abituati a visitare regolarmente musei, a emozionarsi di fronte alla visione (dal vivo, non mediata) di un'opera d'arte? Non si può pensare che un sedicenne che non è stato mai accompagnato a visitare un Museo, una Chiesa, una Galleria o una Pinacoteca si riesca ad appassionare alla riproduzione digitale di un'opera. Anche la più bella e importante.
Il gusto per la scoperta dell'opera d'arte – se così esemplifichiamo il gusto del bello, come hanno fatto in questa conferenza - così come quello per una buona lettura o una passeggiata nella natura, matura col tempo, si acquista con l'età e l'esperienza. E con l'“abitudine” a questo tipo di fruizione.
Non si può pensare che le nuove tecnologie, visto che offrono opportunità di fruizione solo poco tempo fa impensabili, riescano a compiere miracoli.
Più interessante un contributo proveniente dal pubblico: e se il bello, nell'era digitale, fosse qualcosa legato soprattutto alle peculiarità della tecnologia di questi mezzi, qualcosa che lì e solo lì è possibile trovare? Ottimo spunto...



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